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lunedì 20 maggio 2024 | ore 12:03

"Una foto"... che sarà mai!

Calciatori e tifosi o appassionati: un binomio spesso vincente, ma altre volte purtroppo critico. Se, il più delle volte, entrambi imparassero ad usare un pò di buon senso.
Il terzo tempo - Farsi un selfie (Foto internet)

“Una foto per favore”. “Un autografo”. Oppure semplicemente una stretta di mano o magari un piccolo regalo da lasciare al proprio idolo. Non sembra di chiedere troppo, perché diciamocela tutta è bello essere osannati in campo e fuori (a chi non piacerebbe), ma allo stesso tempo bisognerebbe avere almeno un minimo di rispetto per i tanti tifosi che ogni giorno, ogni settimana, ogni sabato e domenica ti seguono, ti incitano, vengono allo stadio o al ritiro solo e soltanto per farti sentire il calore, l’affetto, la presenza e per darti magari la spinta in più a migliorarti. “Onori e oneri”, insomma, riprendendo il noto concetto, e forse il più delle volte è proprio questo che molti dimenticano. Sei famoso, sei un calciatore o un allenatore affermato… non costa nulla fermarti qualche istante per scattare un selfie, firmare un pallone e una maglietta, anche per un normale “ciao”. Non saranno quei 2 – 3 minuti a cambiarti la vita. Perché ricordiamoci sempre che, insieme alle capacità ed alle qualità tecniche (senza le quali è difficile fare davvero strada), una buona parte della notorietà arriva appunto da quanti puntualmente (giovani, adulti, bambini e famiglie) ne parlano e ti prendono da esempio. Certo, spesso l’appassionato non riesce a capire che per ogni cosa c’è un limite da non superare, spesso l’invadenza è eccessiva e fuori dalle regole della convivenza civile, mettendo a rischio pure la sicurezza degli altri (sono personaggi famosi, ok, però anche loro hanno bisogno in alcuni momenti di avere un po’ di privacy); e certo non si può fare di tutta l’erba un fascio, nel senso che non tutti i giocatori sono così (anzi, ce ne sono diversi che, invece, della disponibilità hanno fatto una loro grande qualità), ma forse se in certe situazioni si imparasse ad usare il buon senso ne gioverebbero entrambi: i tifosi da una parte, i giocatori e i mister dall’altra.

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