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venerdì 17 maggio 2024 | ore 04:37

Debito e inflazione, quale futuro?

Dopo un anno e oltre, non esiste uomo sulla terra che non conosca quanto questa pandemia ci ha tolto e quanti problemi ci ha creato nell’ultimo periodo.
Creditizio - Debito e inflazione (Foto internet)

Dopo un anno e oltre, non esiste uomo sulla terra che non conosca quanto questa pandemia ci ha tolto e quanti problemi ci ha creato nell’ultimo periodo. Ma oltre al contingente, gravissimo, dunque ai morti, alle libertà e ai fallimenti, la realtà economica e dei mercati comincia ad emettere le sue, al momento intangibili, sentenze. Durante questi mesi di chiusure gli stati hanno dovuto fare un enorme ricorso al debito, per dar corpo a sostegni e ristori legati alle chiusure, e lo hanno fatto solo e soltanto davanti a una politica estremamente flessibile delle banche centrali. Cosa significa concretamente? Semplicemente significa che gli stati hanno emesso titoli di debito con frequenza disarmante, i quali sono stati immediatamente acquistati dalle rispettive banche centrali, favorendo l’immissione di moneta fresca, appena stampata, nelle casse degli stati. Era necessario? Certo, lo era. Ma tutto ha un prezzo e l’economia sta iniziando già oggi a presentare il conto, con conseguenze di due tipi: finanziarie e reali. Dal punto di vista finanziario, assistiamo oggi ad un’esplosione letterale dei debiti sovrani degli stati: nell’eurozona, per esempio, l’Italia è passata in un solo anno dal 134% ad uno stimato 160%, la Francia dal 98% ad uno stimato 120%, la Germania dal 60% ad uno stimato 80%. Tutto questo rende decisamente più instabile il sistema economico globale, avvicinando gli stati al rischio default, perché il costo del finanziamento sul mercato diverrà tanto più alto, quanto più il debito crescerà e la politica monetaria espansiva della Bce si ridurrà. E quest’ultima dovrà necessariamente ridursi, per far fronte alla seconda, e altrettanto pericolosa, conseguenza di questa pandemia: l’inflazione. In Europa, anche a causa di un’economia decisamente affaticata negli ultimi anni, siamo lontanissimi dall’obiettivo, salutare, del 2% del patto di stabilità, ma qualcosa potrebbe iniziare a muoversi sull’onda statunitense. Negli Usa l’inflazione ha quasi raggiunto il 2%, raddoppiando il suo valore dall’estate e, di conseguenza, ha alzato il livello di attenzione della Fed, che dovrà essere in grado di tenere sotto controllo il livello dei prezzi, per evitare che aumenti troppo rapidamente. Gli aiuti già promessi da Biden per oltre 2 miliardi nei prossimi anni e che arriveranno sicuramente dall’Europa sono un altro elemento da tenere in grande considerazione, perché sarà proprio la loro frequenza e modalità di erogazione che potrà determinare il futuro dell’inflazione. Grande prudenza e assoluta disponibilità è quello che filtra dalle Banche Centrali, ma il rischio di un mix esplosivo tra debito e svalutazione della moneta non è irreale.

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