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venerdì 17 maggio 2024 | ore 08:38

Hamas e Medio Oriente

Vale la pena dirlo subito: il conflitto israelo-palestinese non è un derby, non c’entra nulla con una partita e vedere la corsa allo schieramento, che si è manifestata in questi giorni tra giornali e opinionisti che tifano l’uno o l’altro stato è qualcosa di veramente deprimente.
Attualità - Conflitto israelo-palestinese (Foto internet)

Vale la pena dirlo subito: il conflitto israelo-palestinese non è un derby, non c’entra nulla con una partita e vedere la corsa allo schieramento, che si è manifestata in questi giorni tra giornali e opinionisti che tifano l’uno o l’altro stato è qualcosa di veramente deprimente. Il conflitto israelo-palestinese è materia assai seria e complessa, tanto che il farne una narrativa in certi casi superficiale come quella emersa in questi giorni è un atto che non ha altro scopo se non quello di disinformare. Iniziamo con il dire che no, questo conflitto non si è riacceso perché degli israeliani brutti e cattivi hanno deciso da un giorno all’altro di sfrattare dei poveri palestinesi dal quartiere di Sheikh Jarrah. Come per tutte le guerre serve un pretesto, una scintilla per accendere la miccia della violenza, e la “miccia” di Hamas è, volutamente, ben corta. Il problema nasce da una questione legale. Il quartiere dal quale sono state allontanate alcune famiglie palestinesi è un quartiere le cui abitazioni sono legittimamente di proprietà ebraica da oltre un centinaio di anni, interrotta soltanto (e da qui la rivendicazione) da un breve periodo in cui la Giordania aveva invaso quei territori, promettendo ai palestinesi sfollati le abitazioni in quell’area, in cambio della rinuncia allo status di rifugiati. Ma se la conquista giordana non venne mai riconosciuta dalla comunità internazionale, non è così per il diritto di proprietà su quelle abitazioni, più volte ribadito dalla magistratura essere ebraico. Dunque, lo sfratto fa seguito soltanto all’ennesima pronuncia giudiziale, che chiedeva ai palestinesi morosi e immobili di lasciare le case. Ed è proprio qui che subentra la filosofia di Hamas: la propaganda terroristica che dipinge i palestinesi come poveri e indifesi davanti alla prepotenza israeliana, che toglie loro ciò che gli spetta di diritto; una narrazione che agli occhi della comunità internazionale ottiene sempre gran presa, nonostante poi, sul campo, ci sia ben altro. È il conflitto tra la legge e la violenza, il diritto e la jihad. Hamas dipinge il “suo” popolo come indifeso, ma è il primo a farsi scudo con lo stesso e i suoi bambini, per colpire con un arsenale militare impressionante. Hamas è il cancro della Palestina, l’esatto motivo, per il quale i palestinesi non avranno pace in un conflitto eterno, che miete vittime da ambo le parti. Se da un lato Israele merita e deve avere la tutela della comunità internazionale, perché stato legittimo e libero, dall’altro lato è giunto il momento di una risposta forte contro Hamas, perché i palestinesi possano finalmente tornare a vivere in uno stato vero e non in una perenne guerra contro i mulini a vento che, ritengo, molti stessi palestinesi non condividono.

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